Nella Nduja Calabrese tutto è tradizione, gusto e artigianalità
Ogni passaggio nella produzione della Nduja Calabrese è rigidamente codificato e mette in gioco non solo la
precisione dei maestri salumieri della regione, ma anche la loro
capacità artigianale.
Produrre la perfetta Nduja non è soltanto una questione (difficilissima peraltro) di
dosare con sapienza il peperoncino azzeccando la giusta misura che sappia coniugare personalità e piacevolezza in bocca.
Si tratta anche di conoscere i segreti della
minuziosa legatura a spago a cui le Nduja Calabrese vengono sottoposte manualmente a una a una e quelli della
stagionatura, un periodo di circa
due anni in cui ogni dettaglio contribuisce alla perfetta riuscita di un prodotto dalle caratteristiche introvabili in altre parti d’Italia.
Nduja ovvero carne nel budello
L’origine del nome di questo salume è da ricercarsi nel termine latino
“induco”, che fa riferimento al gesto dell’inserimento della
carne lavorata all’interno del budello, un gesto tanto antico quanto comune ai produttori di Nduja Calabrese nei secoli.
E nei secoli, in effetti, vanno ritrovate le origini di questo salame spalmabile piccante che non è più soltanto una delizia per palati forti, ma un vero e proprio
emblema culinario di un’intera regione.
Consigli del Salumiere Fiorucci
Ci sono tantissimi modi di gustare questa antica specialità, alcuni fantasiosi e gourmet: basti pensare che il sapore spiccato di Nduja Calabrese l’ha resa già da qualche anno protagonista di
creazioni gastronomiche persino nei ristoranti stellati.
Ma il modo più antico, tradizionale e quindi, forse, anche il più gustoso di gustare la Nduja è quello di
scioglierla in un pentolino e spalmarla poi su
fette di pane croccanti al punto giusto: un’esplosione di Calabria.